Cagliari Campione d’Italia: uno Scudetto che è un’eterna affermazione

scudetto“Fu una questione d’orgoglio. Ecco, è la parola giusta: orgoglio. Io sono lombardo ma mi sentivo come loro, mi sento come loro. I sardi venivano da secoli di pregiudizi: per tutti, o erano banditi o erano pecorai. Grazie a una squadra di calcio, un’intera terra poteva finalmente essere fiera di qualcosa. C’erano i pastori con la radiolina incollata all’orecchio, c’erano uomini e donne che avevano aspettato troppo a lungo la loro rivincita sociale. Gliela offriva il calcio, e fu bellissimo”

Gigi Riva

Non ci sono parole più corrette per descrivere ciò che ha significato lo Scudetto conquistato dal Cagliari nella stagione 1969/1970: una rivincita sociale, una questione di orgoglio per un’intera Isola, una conquista che sottolineò l’importanza del Calcio per la collettività, importanza che oggi viene purtroppo calpestata, per dare spazio agli interessi dei più potenti. Il Cagliari Campione d’Italia ha saputo donare al Popolo Sardo un’immensa felicità, in un periodo traboccante di pregiudizio, che spingeva i popoli più indifesi al confine della credibilità: disprezzati, additati e mal considerati, grazie alla vittoria del Campionato gli abitanti di quella stupenda Isola, meta delle vacanze degli stessi che ancora oggi la denigrano, hanno potutoaffermare la propria credibilità sociale e salire sul gradino più alto del podio, quello da cui guardi chi ha provato ad inseguirti senza riuscire ad afferrarti per sottrarti il posto, quello da cui ti senti onnipotente e anche la fiducia nel proprio futuro ha un volto più definito.

 

Ritorno alla luce

Enrico Rocca e Andrea Arrica: la chiave della svolta verso la vittoria dello Scudetto sono stati loro, due imprenditori soci in affari, giovani promettenti e ricchi di ambizione che, proprio grazie ai loro floridi e chiari progetti, riuscirono a far risalire il Cagliari, a liberarlo dalle sabbie mobili che non gli permettevano di raggiungere quegli orizzonti tanto ambiti, e che anzi lo stavano attirando ancora più verso il basso. Era il 1960 quando Enrico Rocca divenne Presidente della squadra e già nella stagione 1961/1962 il Cagliari veniva promosso in Serie B, dal Girone B di Serie C. Un anno nella serie cadetta ed ecco raggiunta anche la Serie A, per la prima volta nell’esistenza del Cagliari.

Una luce diversa, nuove emozioni e una grande responsabilità: primo Campionato nella massima Serie, stagione 1964/1965. Da allora la squadra cagliaritana è riuscita a tenere stretta a sè la Serie A, ha messo le basi per il futuro, rafforzandosi, si è evoluta e ha mantenuto viva la mentalità adatta per rimanere nello scenario più importante del Calcio italiano. Nel 1968 avviene il cambio di presidenza, subentra Enrico Corrias, che inizia gradualmente a comporre la formazione che si aggiudicherà il titolo più ambito della Serie A. Molti volti nuovi al fianco di giocatori già presenti in rosa, un allenatore motivato, Manlio Scopignouno Stadio gremito, l’Amsicora, e una mentalità vincente: ecco gli elementi che hanno reso realtà il sogno RossoBlu, un sogno costruito partita per partita, ma che si respirava già nell’aria. Alla guida di Scopigno, soprannominato Il Filosofo, nellastagione 1968/1969 il Cagliari si piazzò secondo in classifica, vicinissimo a quel frutto quasi maturo che si trovava sul ramo più alto.

 

La stagione 1969/1970: finalmente è Scudetto

08cal07f3a-538--473x264Diciassette vittorie, undici pareggi e solamente due sconfitte: con ben 45 punti e con due giornate in anticipo, il Cagliari conquistò il tanto ambito scudetto, distaccando di 4 punti l’Inter, di 7 la Juventus, 9 il Milan e la Fiorentina e 14 il Napoli. Una stagione ricca di soddisfazioni, di emozioni regalate ai tifosi, di rivincite, una stagione colma di cuore, orgoglio e motivazione. Una stagione in cui, affianco alle reti e al gioco efficace, è stato essenziale il desiderio di rivalsa sugli impulsi negativi, una stagione che riesce a rievocare anche in coloro che non l’hanno vissuta  le emozioni e i brividi che hanno provato i tifosi spettatori di quel grande spettacolo. I protagonisti sul campo furono Enrico Albertosi, Mario Brugnera, Pierluigi Cera, Angelo Domenghini, Sergio Gori, Ricciotti Greatti, Eraldo Mancin, Mario Martiradonna (che ci ha lasciati nel novembre 2011), Claudio Nenè, Comunardo Niccolai, Cesare Poli, Adriano Reginato, Luigi Riva, Moreno Tampucci, Giuseppe Tomasini, Giulio Zignoli (scomparso nel settembre del 2010), senza dimenticare però l’allenatore Manlio Scopigno, scomparso nel settembre del 2003, capace di infondere nei giocatori il giusto spirito per affrontare in modo glorioso il Campionato, abile nel plasmare infallibilmente la squadra, e Andrea Arrica, scomparso nel gennaio del 2011, che contribuì in modo essenziale alla formazione del Cagliari da Scudetto con le sue vincenti mosse di mercato, creando un gruppo reso solido dalle abilità del tecnico friulano.

 

Manlio Scopigno – Il Filosofo

manlio scopignoDopo soli otto anni di carriera, all’età di ventinove anni, Manlio Scopigno dovette abbandonare il suo mestiere di calciatore a causa di un gravissimo infortunio durante una gara. Da allora, abbandonato il ruolo di terzino, si affacciò alla mansione di allenatore: Rieti, Todi, Ortona, Lanerossi Vicenza, Bologna e Cagliari, prima di Roma e nuovamente Lanerossi Vicenza, ultima squadra che allenò durante la sua nuova carriera. Un carattere singolare, un uomo amante della lettura, capace di sdrammatizzare gli avvenimenti negativi, Scopigno è stato uno degli allenatori che hanno portato un’aria nuova all’interno della classe allenatori, un tecnico innovatore e molto capace. Allenatore del Cagliari per cinque stagioni, dopo la prima in RossoBlu, quella del 1966/1967, venne esonerato dall’allora Presidente cagliaritano Rocca, dopo aver conquistato il sesto posto in classifica.

“Presidente Rocca faccia presto, ho la minestra in tavola e non vorrei si raffreddasse”

Così, ironicamente e in modo pungente, rispose al Patron RossoBlu. Il suo ritorno a Cagliari si materializzò nella stagione 1968/1969, sotto la Presidenza di Efisio Corrias: secondo posto e un preludio di ciò che sarebbe successo a distanza di poco tempo. La stagione 1969/1970 consacra in modo definitivo il Cagliari, Scopigno e le sue capacità di allenatore, grazie alle quali riuscì a creare un reparto offensivo efficace e degno della Nazionale. Un personaggio di cui forse si parla poco, una protagonista che viene un pò trascurato quando si parla di Scudetto RossoBlu, una persona che avrebbe meritato più rilievo durante i racconti di quei magici momenti.

 

Calciatori d’Epoca che hanno fatto la storia

GIGI RIVA 2Gigi Riva, soprannominato Rombo di Tuono da Gianni Brera, brillante giornalista sportivo, è considerato un Mito tra i tifosi RossoBlu: 182 reti in 312 presenze con la maglia del Cagliari, un eroe di quegli anni, un protagonista dello Scudetto rimasto nel cuore di tutti i sostenitori cagliaritani. Nella stagione che portò il Cagliari alla conquista dello Scudetto si è guadagnato a suon di gol la classifica cannonieri con i suoi 21 gol in 25 presenze, come in quella precedente, in cui aveva invece totalizzato 20 reti in 29 presenze.

 

martiradonnaMario Martiradonna ha totalizzato il maggior numero di gol nelle due stagioni precedenti quella dello Scudetto, rispettivamente 19 e 18 reti, esaltando due Campionati condotti con grande entusiasmo. Dopo la stagione  che incoronò il Cagliari Campione di Italia, ha vestito per altre tre la maglia RossoBlu, sempre in modo egregio, per poi abbandonare il mondo del Calcio giocato.Ci ha lasciati nel 2011, a seguito della lotta contro un male incurabile.

 

 

neneClaudio Olinto de Carvalho, detto Nenè, arrivò a Cagliari da Torino, sponda Juventus: 28 presenze e 11 reti collezionate nella stagione 1963/1964 non furono abbastanza per convincere il Club Juventino a tenerlo con sè. Della stagione successiva è il suo approdo a Cagliari: 26 presenze e 5 gol. La stagione dello Scudetto è stata per lui anche quella del raggiungimento di un altro traguardo: era infatti il calciatore RossoBlu con più presenze nel Campionato di Serie A, ben 311. Ora, purtroppo, Nenè versa in condizioni di salute che destano preoccupazione.

 

Uno Scudetto magico, reso possibile dai protagonisti d quegli anni, nessuno escluso, che non perde mai il suo smalto, è sempre vivo e sempre lo sarà, ancora di più dopo il demoralizzante periodo che sta vivendo il Cagliari e tutto l’ambiente RossoBlu. Sorge spontaneo unparagone tra i presupposti che aveva in pugno il Cagliari dello Scudetto per arrivare in alto e quelli che al Cagliari di oggi mancano: manca lo Stadio (per le motivazioni che ben conosciamo), manca la vera valutazione del Calcio, oggi ridotto solamente ad essere un mezzo pulito per affari sporchi, manca la correttezza e l’uguaglianza di trattamento. Soffermiamoci un attimo a riflettere: se al Cagliari fosse riservato lo stesso trattamento che viene utilizzato nei confronti di quelle nauseanti “grandi”, dove sarebbe ora? Quali traguardi potrebbe prefissarsi di raggiungere se tutto fosse imparziale e limpido? Quanto sarebbe stupendo rivivere quei bellissimi momenti in uno stadio straripante  di bandiere RossoBlu e di tifosi che incoraggiano i loro giocatori verso le vittorie di peso per raggiungere gli entusiasmanti obiettivi che oggi sono a noi preclusi?

Il ricordo dello Scudetto del 12 Aprile 1970 oggi è ancora più ricco di quel legame affettivo che ci legava ad esso, oggi è ancora più emozionante pensare come sarebbe splendido riaffermarsi in quel modo, questa volta sempre più contro tutto e tutti.

Pubblicato da corinneerbi

Nata a Torino nel 1991, dal 2005 sono una tifosa del Cagliari, e da allora amo andare allo Stadio per seguire la mia squadra. Ho deciso di intrecciare la mia passione per il Cagliari e quella innata per la scrittura ed ecco il risultato! Per me è davvero un traguardo importante, se penso che fino a qualche tempo fa avevo smarrito l'ispirazione: il Cagliari mi ha aiutata a ritrovare me stessa, e l'ha fatto nel migliore dei modi possibili!

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