Cagliari, questione di motore? No, questione di cuore

“In Italia stavo conducendo una Fiat 500. Ora ho la chance di guidare una Ferrari”. Parola del presidente del Cagliari Massimo Cellino.

Almeno una volta nella vita tutti abbiamo provato la sensazione di malinconia legata all’abbandono, ad esempio,  della vecchia automobile di famiglia, intrisa di ricordi legati ad istanti di vita della nostra infanzia, oppure alla rottamazione della prima auto che ci ha condotti, inesperti, per le vie cittadine. Quasi tutti noi abbiamo potuto provare sulla nostra pelle questa sensazione, sentendoci addirittura in colpa, anche solo per un istante, come se con quell’ammasso ordinato di ferrame stessimo gettando via anche i momenti trascorsi dentro di esso.

Cellino invece è entusiasta, parla della sua nuova avventura imprenditoriale come se si stesse lasciando alle spalle una automobile vecchia e non più funzionale, un catorcio capace solamente di andare fuori strada, senza alcuna protezione per i passeggeri, vendendo l’anima ad una Ferrari rosso fuoco, che promette alte performance e una più sicura e confortevole guida, nonostante sembra che l’acquisto non possa andare a buon fine data la condanna per evasione fiscale rimediata dal patron RossoBlu, un dettaglio che inciderebbe in modo definitivo sulla possibilità di acquisire la squadra inglese, data la rigidità del regolamento della Football Association.

Ciò che emerge leggendo attentamente la storia della Ferrari, il Leeds United, che anche le automobili più promettenti abbiano i loro problemi: l’andamento della squadra inglese, infatti, non è costellato solamente da successi. Il Leeds United riuscì a classificarsi tra le prime quattro squadre in classifica per ben nove stagioni, dal 1965 al 1974, fatto certamente ammirevole. Nello stesso frangente, nel 1970, il Cagliari conquistava il suo primo Scudetto, permettendo al popolo sardo di ottenere, insieme al trionfo calcistico, un’importantissima rivincita sociale, mentre il Leeds conquistava il titolo un anno prima e anche nel 1974. La Fiat 500 però dimostrava di avere gran carattere già allora, e questo non è di certo da dimenticare.

Il Leeds ha conquistato durante la sua storia tre titoli, ha disputato diverse finali, ha anche raggiunto la First Division, grazie all’acquisto di giocatori rivelatisi chiave per la causa della squadra inglese. Molti successi, lodevoli, ma non mancano i momenti di crisi finanziaria e di stallo nelle zone basse della classifica. Dopo la retrocessione in terza divisione, nel 2007, il Leeds tornò a risalire solamente nel 2010, quando fu promosso in seconda divisione, Campionato in cui milita tuttora. A condire la storia del Leeds c’è anche la vendita della totalità delle quote ad una banca d’affari nel 2012 e la tanto discussa vendita del 75% delle quote al presidente rossoblu Massimo Cellino, fino ad oggi rimasta sospesa.

Sarebbe troppo facile comparare due auto solamente dal motore, due squadre di calcio solamente dal guadagno economico che possono effettivamente produrre, ma dove lo lasciamo il cuore? C’è spazio per i ricordi di gloria e per i valori che il Cagliari ha da sempre tenuto vivi? Dove la lasciamo la stupenda tradizione del tifo rossoblu? Un Presidente di una squadra di calcio è certamente prima di tutto un imprenditore, una persona capace di gestire affari di una certa dimensione, ma deve anche essere il primo tifoso, e di certo quella frase riecheggia alle orecchie dei tifosi cagliaritani più passionali come una dichiarazione d’amore ad una nuova donna, arrivata dal nulla, trascurando quella che fino a qualche giorno prima era motivo d’orgoglio, nonostante le circostanze non fossero sempre rosee. E ora, ora che pare sfumare la nuova passione, ora che probabilmente Cellino rimarrà alla presidenza del Cagliari, ora con quale viso si presenterà, dopo aver tradito la fiducia dei tifosi? Gli stessi tifosi che si incontravano fuori dalla casa circondariale di Buoncammino per incitare il proprio presidente e sostenerlo durante il suo spiacevole soggiorno dietro le sbarre. Ma forse siamo noi a sbagliare, siamo noi a dover cambiare pensiero e a dover cominciare a vedere il nostro presidente solamente come un uomo d’affari, senza farsi troppe illusioni?

C’è posto per noi? C’è ancora un angolo riservato al rispetto per il nostro sostegno ai colori? Quanto tempo ancora dovremo subire l’indifferenza e lo sberleffo da parte di tutti, addirittura da parte del presidente della nostra squadra?

Dicono che le parole feriscono, ma il silenzio che viene dopo di esse uccide l’animo, e questo forse è quello che sta accadendo.

Noi, da bravi e fedeli tifosi, siamo forse gli unici in tutta questa storia che riescono a mantenere alto il valore del Cagliari inteso come realtà, e per questo possiamo solamente ringraziarci a vicenda.

La nostra sarà pur una Fiat 500, ma è l’auto che ci porta in giro, nonostante gli anni, ancora con il suo motore,  alimentato solamente da forti e intense emozioni.

Pubblicato da corinneerbi

Nata a Torino nel 1991, dal 2005 sono una tifosa del Cagliari, e da allora amo andare allo Stadio per seguire la mia squadra. Ho deciso di intrecciare la mia passione per il Cagliari e quella innata per la scrittura ed ecco il risultato! Per me è davvero un traguardo importante, se penso che fino a qualche tempo fa avevo smarrito l'ispirazione: il Cagliari mi ha aiutata a ritrovare me stessa, e l'ha fatto nel migliore dei modi possibili!