“Caro Cagliari…” del 7 maggio 2013

logo-organigrammaCaro Cagliari,

siamo già agli inizi di maggio e tu non hai ancora una casa. Sei senza un tetto ormai da un po’, costretto a vagabondare e a chiedere accoglienza. Tu e i tuoi tifosi sfrattati per dubbi motivi, per congetture che si appoggiano su fili di vetro, tessuti nel peggior modo possibile, fili di vetro fragili, fragilissimi, che stanno intrappolando un’intera tifoseria, obbligata a soffocare i propri sentimenti, come un uomo senza voce o un mulino senza vento. I tuoi sostenitori, nonostante tutto, ti sono sempre accanto, anche se qualcosa li divide: Sardegna o altrove? C’è chi pensa fermamente, come me, che la tua casa debba essere senza se e senza ma nella tua Terra, perché la logica del Calcio dovrebbe voler questo, perché la tua Cagliari, il tuo mare e i tuoi angoli di Paradiso sono l’unica cornice adatta al tuo spettacolo, e non il freddo e la nebbia di una qualunque città del Nord. Ci sono poi coloro che pensano, avviliti e giustamente esausti, che se la tua casa dovesse essere in Continente sarebbe lì quasi per obbligo, perché altrimenti rischieresti il tracollo, quindi meglio fuori dalla Sardegna che fuori dalla Serie A.

E’ un argomento controverso, un’interrogazione a cui una tifoseria non dovrebbe mai e poi mai essere sottoposta, l’ultima delle domande che un tifoso si aspetterebbe mai. Eppure eccoci qui, uniti pregando di poterti avere vicino ancora, sperando di tornare ad incoraggiare e a tifarti liberamente, ogni domenica, nella tua accogliente dimora, lì, cullato dall’aria della tua Terra profumata di mare e salsedine, forte grazie alla tua gente sempre pronta ad incitarti, anche nei momenti più bui.

Mi chiedo quale sarà mai il finale di questa storia, mi chiedo se coloro che stanno agevolando tutto questo terremoto siano almeno realmente consapevoli del patrimonio che rappresenta una squadra di Calcio per i propri tifosi, mi chiedo cosa ci trovano a recitare la parte degli assassini più crudeli, nei confronti di una Squadra e dei suoi Tifosi, nei confronti di una Terra, che è Patrimonio anche dell’Italia. Mi chiedo quante circostanze vengono a noi nascoste per permettere a quegli ometti vestiti eleganti di colpirci, una, due, tre volte, senza scrupoli, senza un minimo di rimorso per ciò che stanno tentando di rovinare. Esatto, “stanno tentando di rovinare”: non siamo finiti, non siamo morti e tu, Cagliari, tu vivrai per sempre, noi tifosi non ci faremo sicuramente sconfiggere da tutta questa situazione. “Ciò che non uccide fortifica”, si dice, e non c’è detto più giusto per descrivere il meccanismo che è scattato dentro ognuno di noi: il Presidente Cellino in primis, non pensare che sia un protagonista sconfitto, anzi, stai sicuro che darà una quantità non indifferente di filo da torcere a quelle quattro giacche piene di potere che stanno abusando del proprio titolo per coprire, quell’indole da delinquenti che non sarebbe mai e poi mai assecondata se si trattasse di una di quelle dannate “grandi”.

Cagliari mio, continua ad essere quello che sei sempre stato: orgoglioso, fiero dei tuoi splendidi colori, coraggioso e senza paura. Un’altra cosa devo dirti: non piangere per chi partirà e ti lascerà per un’altra maglia, non ne varrà la pena, solo chi rimane sarà degno di rappresentare il tuo nome. Non farti ingannare da facili promesse, ma ricompensa con la tua missione solamente chi ti porta davvero nel cuore.

Come sempre, stai tranquillo, ci rivedremo presto.

Pubblicato da corinneerbi

Nata a Torino nel 1991, dal 2005 sono una tifosa del Cagliari, e da allora amo andare allo Stadio per seguire la mia squadra. Ho deciso di intrecciare la mia passione per il Cagliari e quella innata per la scrittura ed ecco il risultato! Per me è davvero un traguardo importante, se penso che fino a qualche tempo fa avevo smarrito l'ispirazione: il Cagliari mi ha aiutata a ritrovare me stessa, e l'ha fatto nel migliore dei modi possibili!